“La vecchia teoria dell’organizzazione scientifica del lavoro consisteva
nel concepire il pensiero organizzativo solo attraverso strutture e procedure; si scopre ora che
lo spirito umano è il migliore strumento di integrazione che permette di affrontare la complessità.”
Michel Crozier
E’ ormai dimostrato da numerosi studi che le organizzazioni che trovano modi e soluzioni per
aumentare i sentimenti positivi dei dipendenti sul lavoro contribuiscono a migliorare le
prestazioni e l’impegno, attraggono e mantengono i talenti, sono più innovative, ottengono una
migliore assistenza clienti e conseguentemente migliorano i propri profitti.
Non è più possibile prescindere dal valutare che l’aspetto personale sia strettamente connesso
all’aspetto lavorativo. E’ ormai assodato che non esiste una rigida separazione tra le
problematiche personali e quelle professionali e quando alcuni imprenditori o manager
affermano ‘In questa azienda i problemi personali devono restare fuori dalla porta’ stanno
ovviamente dicendo una sciocchezza di notevoli proporzioni oltre che dimostrare una visione
dell’attività imprenditoriale miope e anacronistica.
I momenti di difficoltà personali cosi come i disagi legati al proprio modo di relazionarsi con
sè stessi e con gli altri, non sempre possono essere lasciati fuori dalla porta, e spesso incidono
negativamente sulla performance del lavoratore con conseguenze anche sulla sua crescita.
Le aziende non sono solo una struttura, tecnologia e regole ma sono soprattutto dei ‘sistemi
culturali’ in cui si fondono idee e progetti, emozioni , tensioni e conflitti.
Ecco perché è diventato fondamentale, per fronteggiare in modo funzionale e strategico i
continui e rapidi cambiamenti del mercato, imparare nuovi stili di leadership, abbandonare
le vecchie convinzioni e modalità operative.
Le regole del gioco cambiano continuamente, la durata del vantaggio competitivo è sempre più
ridotta, urge una revisione del proprio modo di pensare e di agire a partire da chi dirige una
impresa, per poi diffondersi nell’ intera azienda.
I manager svolgono un ruolo fondamentale in questo senso, non solo dovrebbero interessarsi ai
propri dipendenti ma occuparsi di favorire un ambiente in cui le relazioni tra colleghi siano
agevolate e arricchite con condivisioni, progetti e lavoro di squadra.
L’interazione individuo – gruppo è positiva se porta a raggiungere risultati e scopi superiori e
condivisi, è negativa se al contrario le forze del singolo individuo sono impegnate e, lasciatemi dire
sprecate, nella competizione interna.
I manager dovrebbero essere più consapevoli delle proprie modalità relazionali e dell’impatto che
queste possono avere nell’ambiente di lavoro.
A tale scopo l’intervento di counseling risulta essere efficace per migliorare la condizione dei
dipendenti, aiutandoli a gestire problemi personali o legati al lavoro, riconoscendo e
valorizzando i talenti e le risorse di ogni singolo individuo, sostenendo i manager che affrontano
problemi delicati come fasi di cambiamento e riorganizzazioni.
Attraverso un percorso di counseling sarà possibile aiutare le persone a esplorare e
comprendere meglio i propri limiti e al tempo stesso le risorse in modo da poter sviluppare al
massimo il proprio potenziale.
Attraverso un intervento specifico e personalizzato sarà possibile focalizzare al meglio gli obbiettivi
e apprendere comportamenti nuovi ed efficaci.
In definitiva lo scopo del Counseling aziendale è quello di favorire lo sviluppo psico-emotivo di
una persona, agevolando il dialogo tra i vari settori dell’azienda e favorendo la relazione tra
persone.
Considerando che il processo di crescita e di sviluppo di una azienda passa attraverso la
crescita e lo sviluppo delle persone che lavorano al suo interno, sembra ormai chiaro che la
formazione e la consulenza in questo senso possono fare la Differenza.